il triangolo lariano

Le montagne dietro casa

le Grigne viste dal triangolo lariano
le Grigne viste dal triangolo lariano

Il triangolo lariano per noi milanesi è un’ancora di salvezza, un’oasi di montagne vicinissime raggiungibili in poco tempo che diventano la migliore terapia quando da troppo tempo non riusciamo a inerpicarci da qualche parte! Frequentatissimo da molte società escursionistiche lombarde, CAI Milano in testa, il triangolo è formato da tre apici che sono rispettivamente Como a ovest, Bellagio a nord e Lecco ad est.

Il triangolo di fatto separa i due rami del lago di Como, quello comasco da quello lecchese, la sua cima più alta è il Monte San Primo (1686 mslm) e al suo interno sono riconosciuti 3 distinti gruppi montuosi, il gruppo del Palanzone, quello del San Primo e il gruppo dei Corni di Canzo.

Pur non arrivando neppure a sfiorare i 2000 mslm il triangolo offre decine di balconi panoramici sulle alpi e sulla pianura padana davvero notevoli, le giornate limpide e ventose dei primi mesi autunnali sono spesso le migliori per godere al meglio questa eccezionale posizione panoramica.

La vicinanza alla città e la quota bassa non devono però far credere che sia una zona sempre facilmente praticabile, la vicinanza con le rive del lago rende molti versanti estremamente ripidi e lunghi, molte escursioni sono quindi da considerarsi faticose e vanno affrontate con una adeguata preparazione fisica, Inoltre il clima della pianura si fa spesso sentire, portando la nebbia sulle cime causando seri problemi di orientamento, infine la segnaletica escursionistica è cronologicamente scarsa.

Dopo aver doverosamente evidenziato i punti critici, devo ricordare che ho personalmente fatto su queste cime escursioni memorabili e spesso proprio con quel clima brumoso che tende più a nascondere che non a rivelare e che spesso è il tratto più seducente di questa zona.

Da segnalare come interesse storico culturale la zona dei massi avelli di Torno.

Un masso avello è una tomba ad inumazione scavata in un masso erratico di granito, sarizzo, gneiss o serpentino.

Questi reperti sono tipici del territorio comasco, in nessun altro luogo esistono testimonianze paragonabili.

Attualmente sono 32 i massi avelli classificati, mentre rimane il dubbio per altri 7.

I massi avelli rappresentano ancora un mistero archeologico, sia per quanto riguarda la loro datazione, sia per la loro collocazione culturale.